8 nov 2017

LUNA NUOVA - Il racconto





Una brevissima premessa.

Questo racconto si è sviluppato in 5 capitoli, che sono stati pubblicati separatamente su questo blog. Questa invece è la versione completa, dedicata a chi lo leggerà nel futuro, nella speranza che risulti sufficientemente avvincente e piacevole alla lettura, anche in questa nuova veste.







          Ancora qualche altra curva e quella Strada Provinciale di alta collina si sarebbe trasformata in lungo rettilineo, che lo avrebbe tranquillamente portato sino all'incrocio dove avrebbe dovuto girare. Era stanco di tutti quei tornanti ed il momento che desiderava sin dal tramonto si stava velocemente avvicinando. Non aveva nessuna fretta, perchè la notte sarebbe stata davvero lunga, ma non voleva nemmeno perdere tempo, aveva la necessità di sciogliere quel nodo che gli attanagliava il cuore e lo poteva fare soltanto raggiungendo la sua meta, immersa nel bel mezzo del nulla


          L'aria era frizzante e pulita, come solo le ore serali di fine settembre sanno essere, quei momenti capaci di regalare profondità e magia a chi ha la voglia e la possibilità di poterseli godere ed i finestrini della auto, lasciati leggermente aperti, gli restituivano sino in fondo la possibilità di respirare quel concentrato di profumi ed emozioni che lo circondavano. D'altronde, se da sempre poeti e cantanti si cimentavano nel descrivere la bellezza, che regala ai nostri occhi la fine di un'estate, un motivo doveva pur esserci? Anche se in realtà a tutto ciò lui non stava affatto pensando, perchè vi era semplicemente immerso e si stava infantilmente godendo quel momento unico ed intenso, quello che lui aveva battezzato come un viaggio verso l'incognito.


          Ecco, questo era tutto ciò che aveva realmente desiderato, ciò che aveva cercato, quello che gli serviva per creare una sorta di contrappasso alla confusione nella quale si era immerso soltanto la sera prima. Zero rumori, zero inquinamento, ma sopratutto zero luci, zero telefono e seppure amava visceralmente la festa del suo santo patrono, le bancarelle, il muro di gente che cammina felicemente senza meta, il momento in cui muore una stagione e ne inizia una nuova, lui quella sera lì l'aveva vissuta come un fastidio dal quale ripulirsi ed ora sentiva il bisogno di immergersi nel nulla più assoluto e mentre i fari della sua auto fendevano il buio compatto della notte, illuminando esclusivamente la strada che stava percorrendo, tutte quelle sensazioni gli stavano finalmente restituendo tutta la pace di questo mondo. In quel momento si sentiva non solo vivo, ma soprattutto sereno.


          Arrivò al bivio mentre la playlist che aveva scelto come sottofondo lasciava partire un Gino Paoli d'annata, rallentò svoltando a destra mentre le sue labbra anticipavano parole d'amore e si immise sereno su di un tracciato di campagna, che qualcuno aveva avuto la presunzione di chiamare strada, solo perchè in passato era stata asfaltata in ossequio a chissà quale politico locale. Ora di quell'asfalto era rimasta solo qualche vaga traccia lungo i bordi della carreggiata, così come del politico d'altronde e oggi, settembre 2017, quel tracciato poteva assumere tantissimi nomi, ma tutto era tranne che una strada.


          Rallentò ancora un pò l'andatura dell'automobile, semmai fosse stato possibile, mise in funzione gli abbaglianti e si rese conto di quanto fosse tenebroso tutto ciò che lo circondava. Non ebbe paura, non solo perchè ciò la zona gli era estremamente familiare, ma anche perchè si rifugiò nella stessa allegra fantasia, che ogni volta che si trovava lì, gli tornava immancabilmente in mente. Infatti riusciva quasi sempre a visualizzare la faccia di coloro, che eseguendo male le indicazioni di un navigatore satellitare, si trovavano nel bel mezzo di quella selva oscura di dantesca memoria, con i rami degli alberi ad invadere la carreggiata, riuscendo anche ad immaginare lo spavento che potevano creare gli occhi rossi di qualche animaletto di campagna che li fissava, nascosto nell'erba alta oltre al  terrore che poteva suscitare il latrare continuo ed incessante dei cani delle vicine masserie, il tutto senza poter disporre dello spazio necessario per invertire la marcia dell'automobile. Il più coraggioso di quegli automobilisti sarebbe impazzito di terrore al minimo imprevisto, anche perchè quella zona, soprattutto di notte, dava l'impressione di immergersi in un passato, cristallizzatosi nel tempo all'epoca degli anni 50 dello secolo scorso, oltretutto non esistevano segnali telefonici o qualsiasi altro modo per mettersi in contatto con il resto del mondo e chiedere così aiuto, aumentando l'inquietudine ed ovviamente la paura, che però doveva ammetterlo, in quelle circostanze avrebbe  così assalito chiunque.


          Lui però non poteva averne, semplicemente perchè conosceva bene quel luogo, ed oltretutto lì vicino c'era la sua meta.


          Vide a bordo strada i lumini di un'edicola votiva, che era stata costruita in onore del Santo del luogo, la riconosceva anche in mezzo ai rovi che l'avvinghiavano arrivando quasi a nasconderla, era per lui un segnale, infatti subito dopo girò di nuovo, questa volta a sinistra, imboccando con non poco timore una vera e propria mulattiera. Fu in quel momento che la sua auto iniziò a farsi sentire in maniera impressionante, con dei rumori meccanici che avrebbero potuto essere paragonati a delle umane bestemmie. Urla di dolore, che volevano ricordargli quanto fosse doloroso per gli ammortizzatori avventurarsi lungo quel tratturo. Pregò la sua vettura di avere ancora qualche attimo di pazienza e dopo alcuni secondi si fermò. Solo dopo qualche altro istante di riflessioni girò la chiave nel cruscotto spegnendo l'auto, indossò la felpa blu che aveva portato con se ed uscendo dall'abitacolo si immerse totalmente nella notte, lasciando che solo la sua musica romantica, che ancora continuava a risuonare dalle casse dell'automobile, potesse in qualche modo tenergli compagnia.


          Tutto intorno era buio, tutto era semplicemente perfetto, tutto gli faceva comprendere che quella sarebbe stata davvero LA notte speciale che avrebbe potuto aiutarlo a concepire il suo capolavoro. Una notte gli avrebbe concesso di perdersi nella sua oscurità e ritrovare quella parte di se, che tornava a galla solo in determinate circostanze. Sin dal momento in cui si era svegliato al mattino aveva sentito la necessità di fondersi con quella notte, per poter imboccare la strada che aveva smarrito dentro di se e che non sapeva più come percorrere. Quel giorno però non aveva esitato mai, nemmeno per un attimo, sapeva che ci sarebbe riuscito ed era rimasto fermo nel suo intento, quello che lo aveva portato ad arrivare sin lì.


          Aveva scoperto sin da ragazzino che "quelle notti", in cui la luna si nascondeva alla vista degli uomini, erano per lui qualcosa di particolare e che in esse subisse una sorta di trasformazione. Si era così fatto l'idea di essere una sorta di antilicantropo, dove per una sorta di dantesco contrappasso, il tradizionale lupo mannaro lasciava il posto ad un uomo capace di trasportarsi sin dentro la luce delle stelle e che esse stesse riuscissero così ad invaderlo con una delicatissima forza poetica, che gli donava l'ispirazione per scrivere intense e struggenti parole d'amore. Ecco, quella notte senza luna, capitata in una sera di fine settembre, aveva avuto un tempismo perfetto, perchè viveva il bisogno di ritrovare quella poesia che sicuramente albergava dentro di lui, perchè voleva, anzi doveva esprimere fino in fondo l'intensità di ciò che sentiva. Non voleva essere banale, non lo era mai stato in vita sua, non voleva essere comune, era qualcosa che detestava, lui voleva semplicemente poter regalare alla sua splendida Musa l'immortalità che solo le parole in amore sanno sanno donare.
          Rifletté a lungo su quel semplicemente...


          Si distese sul cofano dell'auto e sentì il tepore del motore ancora caldo riscaldargli dolcemente la schiena, appoggiò la testa sul parabrezza ed iniziò a guardare ad una ad una quelle scintille luminose che si riflettevano nel blu della notte, lontane da noi una distanza infinita, infiniti così come sanno essere soltanto l'immensità dell'universo ed il vero amore.
          Iniziò così a vagare con la testa e con il cuore nello spazio profondo che magicamente si creava sempre nel suo animo, mentre ancora una volta, una notte stellata dispiegava maestosa la sua magia nel cielo. Si lasciò dolcemente cullare dall'incredibile quantità di ricordi che gli tornavano alla mente e si ritrovò così di nuovo bambino, catapultato nel bel mezzo di quella prima notte durante la quale si era ripromesso di contare tutte le stelle del cielo, una notte nella quale si era invece scoperto capace di aprire le porte della sua anima al poeta, che fino a quel momento non sapeva ancora di nascondere dentro di se.

          E quindi eccolo di nuovo lì, al centro di quell'oscura notte, ragazzino triste ancora vittima della prima delusione d'amore. Un adolescente che da giorni si sentiva ferito ogni qualvolta una radio o un juke box rimandavano le note di quel tormentone estivo che ossessivamente gli ricordavano che quella ragazza non era nata per lui, punto e basta. Lei che era partita e non sarebbe mai più tornata nella sua vita. Ora, come allora, era disteso a fissare le stelle di una notte senza luna e ricordò, anzi rivisse una ad una tutte le lacrime che aveva pianto a quell'amore mai sbocciato, quel dolore che era stato talmente forte, che ad un certo punto gli bucò il cuore regalandogli un dolore che poteva sembrare la morte.


          Eppure, come per incanto, in quel istante invece di morire dilaniato da quel tremendo dolore, una magia si era compiuta ritrovandosi sommerso da parole che sgorgavano prepotenti come solo l'acqua di un fiume in piena sa essere. Parole bellissime, intense, emozionanti, sentimenti che diventavano tangibili al punto da essere reali e che, seppure erano lì a parlargli di qualcosa che non sarebbe mai stato, gli fecero comprendere quale prezioso talento era stato nascosto dentro di lui fino a quell'istante.


          Solo in quel momento, per la prima volta nella sua esistenza, capì che una scintilla alimentata dal fuoco sacro della poesia, ardeva dentro nel suo petto.


          Anche la seconda volta, che si era ritrovato a scrivere d'amore, in preda ad un'estasi dolorosa, la luna era assente nel cielo, anche se, perchè tutto ciò accadesse, era stata necessaria la combinazione di un motore in panne, un bicchiere di birra di troppo ed una ragazza che se n'era andata via dalla sua vita senza un bacio e nemmeno un saluto. Cosi, quando la macchina era morta nei pressi di uno dei luoghi più belli della sua Salerno, si era semplicemente ritrovato sommerso da un immenso e struggente dolore, ed alzando gli occhi al cielo, si era scoperto ad incidere nel buio luminose parole d'amore. Quella notte prese coscienza di quella che poteva sembrare una strana coincidenza, convincendosi però che quella strana magia, si potesse compire esclusivamente in presenza della luna nuova.


          Certo, al giorno d'oggi tutto era più semplice, i contatti non si perdevano più, le persone non spariscono mai del tutto dalle esistenze altrui. La vita parallela che conduciamo grazie social, non avrebbe consentito un distacco così netto e definitivo. Gli sarebbe stato sufficiente un profilo facebook, qualche facile idiozia che scimmiottava una di quelle canzone d'amore che andavano in sottofondo ed avrebbe avuto la possibilità di non perderle del tutto, alleggerendo parte di quegli assurdi dolori. Altro che solitudine alla Pausini, oggi tutto è dannatamente più facile, anche troppo, però, ogni volta che ripensava a quelle circostanze, non poteva che ritenersi un miracolato per essere nato troppo presto, perchè altrimenti non avrebbe mai avuto la fortuna di viverle quelle notti, che seppure tremende, struggenti e dolorose, lo avevano fatto sentire vivo e capace di amare.


          Gli anni erano passati, le esperienze si erano man mano accumulate e la vita lo aveva letteralmente portato in giro per le strade del mondo, così da poter scovare tanti altri luoghi che lo aiutavano ad immergersi in  se stesso. Ricordava ancora con amore la punta del suo molo ed il suo faro, oppure quel posto preciso lungo la recinzione del giardino di Minerva, che dalla Plaium Montis gli permetteva di perdersi nel mare che bacia la sua città, fino ad arrivare lì, al posto che si era  divinamente disegnato nel bel mezzo del nulla assoluto, dove si trovava adesso, un punto scovato per caso e con tanta fortuna, un luogo che aveva tantissimi pregi, ma che lui apprezzava infinitamente perchè la conformità di quella conca naturale, oltre a racchiudere e costringere il cielo a diventare un magnifico fazzoletto naturale, riusciva a preservarlo ed occultarlo dal resto del mondo, coccolandolo con l'assenza di qualsiasi tipo di segnale telefonico. Così, ogni volta che si recava lì, riusciva a ritrovarsi facilmente in compagnia della sua poesia.


          E allora perchè quella sera tardavano ad arrivare?


          Venditti iniziò a rimandargli una di quelle lente litanie che solo lui sapeva creare, il numero delle stelle che aveva contato fino a quel momento era arrivato ben oltre le migliaia e fu allora che la stanchezza, aiutata dal torpore, iniziò ad avere il sopravvento sulla sua determinazione, facendogli chiudere gli occhi, quasi addormentandolo Ma quei dolci sorrisi che lo avevano trascinato sin lassù, ebbero una forza spaventosa e lo scossero dal dormiveglia in cui stava lentamente sprofondando. Era salito fin lì convinto di non essere ancora riuscito a farle capire quanto il suo amore fosse importante, ed era estremamente determinato a trovare un modo per farglielo comprendere, provare, vivere. Soprattutto non voleva per lei mettere insieme una sfilza di parole, parole, parole, per lei desiderava dava vita a ciò che scorreva in lui, impetuoso come un fiume in piena, voleva riuscire a dare voce a quel flusso di amore, così da essere capace di renderla definitivamente sua.


          Intanto il vento cambiò direzione, lo senti  mentre arrivava soffice e quasi delicato di fronte a lui e seppure non fosse la scossa che aveva desiderato provare, si lasciò abbracciare da questa novità, sperando che potesse rendere la sua testa quasi leggiadra.
          Eccolo l'aggettivo tanto desiderato, quello che ogni volta gli faceva ritornare alla mente John Keats ed il suo inimitabile amore per Fanny


Non posso esistere senza di te
mi dimentico di tutto tranne che di rivederti:
la mia esistenza sembra che si arresti lì,
non vado più avanti.
Mi hai assorbito.



      che bei versi, quelle si che non erano parole ma sinfonia, vita, amore, qualcosa che sarebbe sopravvissuto a tutte le generazioni di questo mondo, perchè in se racchiudevano in realtà qualunque cosa una donna potesse desiderare e tutto ciò lo rese ancora più triste e desolato, perchè quella notte lì, quella notte tanto agognata, non riusciva a raggiungere nemmeno lontanamente tanta bellezza, seppure lo desiderasse ardentemente.


          Le stelle erano ormai quasi finite, ed un dubbio iniziò a farsi strada velenoso, come un serpente che all'improvviso morde e avvelena l'anima. Iniziò a chiedersi se era davvero innamorato di quella donna o ciò che provava era solo voglia di vivere, qualcosa che lo stava sì coinvolgendo, senza però avere delle basi solidi su cui costruire qualcosa di importante. Possibile che stava soltanto proiettando su quella splendida donna, dei sentimenti che in realtà non le appartenevano, rivestendola di un'amore che intimamente non provava? Sarebbe stata davvero un doppia beffa. La prima per lui, che si stava illudendo per qualcosa che non esisteva e la seconda per lei, che non meritava di essere coinvolta in qualcosa di cui non era protagonista e correre così il rischio di vedersi spezzare il cuore.
          Quel veleno aveva reso torbida la coscienza di ciò che provava. 
          Ebbe paura.


          La notte iniziò a farsi fredda e non per la bassa temperatura, ma per il terrore che il suo possibile ed enorme errore lo stava portando fuori strada, rovinando nello stesso tempo la vita di quella, che aveva riconosciuto come una donna fantastica. 
          Ebbe ancora più paura.
          Cosa le stava facendo? 
          In quale grosso guaio si era cacciato?


          Sentì la necessità di scappare da quel suo rifuggo naturale, tutto quello che aveva desiderato per quella notte era venuto a mancare e ciò lo aveva impaurito a tal punto, che si era sentito distrutto, polverizzato e non solo perchè aveva scoperto che si era inaridita la sua fonte poetica, ma anche perchè stava arrecando un nuovo dolore al suo amore e non se lo meritava


          Il suo amore?
         Inconsciamente la viveva così. Non aveva smesso di pensare a lei come alla donna più importante della sua vita, nemmeno per un istante ed allora da dove nasceva tutta quella paura che adesso lo attanagliava?
          Perché si ritrovava circondato da così tanta confusione?
          Forse perché non era riuscito a provare per lei le giuste parole?
          E con ciò?
          Quanti uomini non sanno come comportarsi, non sanno esprimersi e non sanno nemmeno come parlare al cuore della propria amata, eppure riescono a vivere beatamente un dignitoso sentimento?
          Era confuso, doveva fare qualcosa, anche se non sapeva cosa.


          Decise di alzare gli occhi per l'ultima volta al cielo e si rese conto solo in quell'istante, che lui, quella notte lì, aveva affatto pianto, però ebbe l'impressione che lo stessero facendo le stelle al suo posto, come se fossero a lutto perchè qualcosa stava lentamente morendo, come se una magia si fosse definitivamente consumata, anche se non capiva se la meraviglia in questione era la sua poesia o il suo amore. Eppure lo sapeva, sentiva con forza che nulla di tutto ciò poteva essere vero. Riusciva ancora a vedere in cielo puntini luminosi, che disegnavano il suo corpo nel controluce di una luna assente e la notte iniziava sempre più intensamente a profumare di lei. 
          Però non sapeva dare un nome od un motivo a tutta quella confusione, ma di certo non era possibile che il suo amore fosse finito così, solo perchè non era riuscito a trovare le parole. 

          Il veleno e la paura ebbero il sopravvento, doveva decisamente andare via di lì.



        Tornò nella sua auto, la mise in moto quasi immediatamente e con tutta la delicatezza di questo mondo percorse in retromarcia le poche decine di metri che lo separavano da quella strada che non era una strada. Mentalmente si diresse verso casa, aveva bisogno di una doccia calda, un caffè caldo e di un letto caldo, anche se in realtà voleva soltanto un caldo abbraccio e purtroppo non sarebbe stato lì ad attenderlo. Ecco un buon motivo per andare altrove, anche se non aveva la benché minima idea di dove.


          Spense lo stereo, mentre si immetteva lungo la Provinciale, era troppo triste per quelle canzoni d'amore e proprio in quello stesso istante il suo telefonino ed il braccialetto che gli aveva collegato, vibrarono quasi impazziti. Iniziarono ad arrivargli contemporaneamente decine di sms, messaggi di whatsapp, messenger, messaggi privati di instagram e twitter, tutto lo scibile multimediale conosciuto, con suo sommo fastidio, lo stava assalendo senza tregua.


"Ben ritrovata inciviltà multimediale, non potevi scegliere un momento meno adatto per farti viva"


          Fu istintivamente il primo ed inconsapevole pensiero che gli venne in mente, prima ancora della curiosità che assala chiunque riceva un messaggio, prima ancora di leggere quelle impellenze che lo stavano costringendo a prendere in mano il cellulare e capire quanto tutto fosse stato sbagliato.


manki


          un solo unico testo per tutti quei messaggi, una sola parola, un solo mittente, lei. 


          Si sentì mancare il fiato, gli girò la testa, non vedeva più nulla e per un attimo non capì se la vista si era annebbiata per tutte le emozioni che una semplice e sgrammaticata parola gli stavano regalando o erano molto più banalmente le lacrime che in un solo istante avevano avuto la meglio dei suoi occhi. Non ebbe nemmeno bisogno di pensarci su troppo, perchè mentre lo stava facendo sentiva l'esigenza di chiamarla, anzi in realtà le sue mani avevano già composto il numero ed il telefono squillava. Sapeva che una telefonata come quella, fatta sul finire di una notte tanto inquieta da parte sua, avrebbe potuto per un attimo accrescere l'ansia e l'inquietudine, ma in quel momento voleva sentire la sua voce e non vedeva l'ora che rispondesse.


"Come stai? Dove sei? Sei stato un'idiota a sparire così, mi hai fatto morire di paura."


"Ti devo delle scuse, sai avevo bisogno di stare un pò da solo per trovare qualcosa che pensavo ti appartenesse, mentre in realtà non avevo ancora capito che avevo smarrito il senso stesso dei sentimenti che mi facevi provare. Stanotte mi sono nascosto al mondo per cercare le più belle tra tutte le parole d'amore, l'ho fatto per donarti l'immortalità, per dirti quanto sei importante per me. Purtroppo mi sono imbattuto nel mio passato, che mi ha rapito e mi ha confuso. Ho anche compreso, con immenso dolore, che tu non riesci ad ispirarmi poesie, almeno non come vorrei, come mi è già successo, con le mani ed il cuore che scrivono all'unisono. Ecco, il passato mi ha fatto comprendere che no, tu non sei capace di tirare fuori nulla di tutto ciò e solo un minuto fa, ho scoperto il motivo di tutto ciò e ne sono stato felice. 
Sai amore mio, perchè è questo che tu sei per me, il mio amore, ho capito che non voglio più essere in grado di scrivere d'amore, se la sola fonte a cui posso attingere è il dolore che esso mi regala, no, io non voglio per niente al mondo che tu sia parte del mio passato, senza avere la certezza che il mio futuro si declina utilizzando il tuo nome. Non voglio più aver bisogno di cercare delle parole per descrivere ciò che mi fai provare. Io voglio soltanto averti per sempre tra le mie braccia e travolgerti con il mio amore guardandoti negli occhi. E' vero, una volta le stelle mi donavano bellissime frasi d'amore, ma questo accadeva perchè il mio cuore si stava aprendo all'attesa di te, che già stavo aspettando. 
Sei colei con cui voglio ridere, scherzare, dormire, litigare e poi fare l'amore fino allo sfinimento, perchè ho compreso che la sola possibile strada che mi può portare sino alle soglie della felicità passa attraverso le tue labbra e non lungo una via lastricata di parole. Sai, sono avido ed ingordo, per tutto ciò che ti riguarda e non vedo l'ora di raggiungerti, perchè sappi che sto venendo da te e non voglio più andar via, perchè mi manchi quando non ci sei, sto male quando non ti sento e voglio che tutto questo non succeda più, che non succeda mai più"



          Il silenzio tra di loro fu lunghissimo, quasi infinito e solo il suo respiro profondo gli dava la certezza di non aver parlato inutilmente ad un telefono morto.


"Ho detto qualcosa che non va? Ti sento turbata"


"Nulla, non hai detto una sola singola parola sbagliata e per fortuna che non le avevi trovate, perchè le hai messe perfettamente in fila una dopo l'altra e non credo tu possa più fare di meglio nemmeno se lo volessi, anzi non credo che nessuno possa fare di meglio, per me. 
Ti aspetto"


          Il suo volto si aprì lentamente ad un sorriso. La notte passata, annegando tra le stelle, aveva compiuto di nuovo la sua magia. L'antilicantropo era di nuovo tornato a galla e lui non ne era stato consapevole fino all'ultimo istante. Solo che questo era stato anche il loro saluto definitivo, un arrivederci a mai più, non l'avrebbe mai più cercato, non ne avrebbe mai più avuto bisogno, d'ora in poi tutte le notti della sua vita sarebbero state dedicate a lei  e la sola magia di cui sarebbe stato capace, era cercare in tutti modi la felicità che voleva donare al suo amore.







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